Un fotografo a Night City - Fotografia e Videogames

Una scena del gioco ambientata in un fast food. Istintivamente mi ha fatto pensare all’Ultima Cena

Riflessioni su Cyberpunk 2077

Che c’entra la fotografia con i videogiochi?

All’inizio pensavo niente, almeno finché non ho giocato al nuovo Cyberpunk 2077.

un ritratto a uno dei personaggi secondari del gioco

Il gioco e questa nuova relazione tra i videogiochi e la fotografia li ho scoperti grazie al collega Luca Rossi (sempre sul pezzo di ogni nuova diavoleria tecnologica) il quale già da tempo aveva pubblicato alcuni screenshot estratti dai videogiochi; e così mi sono interessato al gioco e alla nuova piattaforma Stadia di casa Google. Ho rispolverato quindi una vecchia abitudine da teenager di giocare per lo più a giochi d’avventura. All’inizio è inutile negarlo, ero totalmente nel pallone e venivo ucciso ad ogni scontro, poi via via mi sono migliorato…fino a quando il buon Domenico Dambrosio non mi ha segnalato la presenza nel gioco della cosiddetta “modalità fotografia” o “photo mode”, che consiste nella possibilità di “fermare” il mondo e fotografare quello che sta accadendo su schermo, uno strumento con tanti tool alcuni interessanti, come quella di scattare in soggettiva o da un drone pilotabile attorno al nostro personaggio e i più numerosi controlli base dell’esposizione, contrasto, luci, obiettivi, filtri e altri strumenti fotografici.

La photo mode è in grado di far perdere ore e ore ai giocatori più incalliti, che si sfidano a chi riesce a catturare il momento migliore della propria sessione di gioco…ed è qui che per me è cominciato il vero trip!!! Ho “smesso” di giocare e iniziato a sentirmi sempre più fotografo, cercando di catturare alcuni momenti salienti della storia principale, di scattare qualche ritratto, ma anche dei veri e propri istanti di street photography.

Quando parlo di fotografia alcuni potrebbero mal interpretare quello che voglio dire, ci sono infatti decine di dibattiti circa l’effettiva collocazione di questa nuova possibilità nel mondo della fotografia; alcuni non la considerano tale mancando il principale elemento reale, cioè la luce; altri la ritengono fotografia a tutti gli effetti; altri ancora un ibrido di cui ancora non si fidano, ma che guardano con interesse. Ma è proprio in queste fessure che si pone la mia riflessione su quanto può essere considerato “fotografia” e quanto invece si allontana da questa definizione. Esistono infine diversi termini coniati per questa nuovo genere: virtual photography, in-game photography, videogames photography.

Questa potrebbe essere una nuova forma d’espressione fotografica? O deve essere considerata su un piano diverso?

I videogiochi non soltanto sono pieni di filtri e tecniche artificiali, ma anche totalmente privi di ciò che, come dico sopra, rappresenta l'essenza stessa della fotografia tradizionale: la luce. La luce non esiste nel virtuale, esistono codici che simulano gli effetti che essa dovrebbe generare, talvolta così bene che il risultato è del tutto simile a quello di una visione attraverso l'obiettivo fotografico con tanto di vari effetti ottici (come riflessi, flare, blur ecc).

La visuale in prima persona del gioco ricrea una serie di effetti e difetti propri della visione fotografica e cinematografica, mostrandoci intenzionalmente gli scorci di quel mondo digitale attraverso una lente immaginaria. La dimostrazione che, a furia di guardare il mondo attraverso schermi e obiettivi, abbiamo talmente interiorizzato la visione fotografica e filmica del mondo da considerarla naturale e in questo senso i videogiochi consentono di riscrivere del tutto il modo in cui funziona l'illuminazione nella realtà e di creare nuovi modi di concepire e percepire la luce, e inoltre le possibilità offerte dal potere di riscrivere le regole della luce sono limitate solo dalla creatività umana, ma a tutti gli effetti anche nel cinema il processo di ricostruzione del reale è lo stesso. Nel gioco inoltre è possibile impostare una determinata ora del giorno, che sia diurna, notturna, serale o pomeridiana, e in base all’ora del giorno le strade saranno più o meno affollate e ci saranno un certo tipo di comparse o altre…insomma il potenziale è davvero molto alto.

Il gioco

Cyberpunk 2077 è ambientato in una megalopoli futurista, chiamata Night City, che gli sviluppatori della polacca CD Projekt RED, hanno programmato in ogni minimo dettaglio. Ogni vicolo della città, ogni quartiere, ogni periferia, ogni dettaglio di automobili, personaggi, stanze ed edifici. Le missioni anche sono piuttosto realistiche e seppure la storia principale del videogioco non sia lunghissima (tale da poterla terminare anche in pochi giorni), le missioni secondarie o gli incarichi privati ampliano notevolmente la durata stessa del gioco e l’esplorazione di ogni angolo del mondo virtuale. E’ difficile raccontarne la trama perché ogni giocatore può personalizzare la sua storia in base ai suoi comportamenti e alle scelte che ciclicamente deve fare, e anche in base al background che sceglie di far indossare al suo avatar all’inizio del gioco.

I miei due avatar (uomo e donna) scelti nelle due partite a cui ho giocato

Il giocatore indosserà i panni di un mercenario/a che svolge incarichi sia per conto della polizia, sia per conto delle gang, le quali missioni si alternano sullo sfondo della missione principale; una sorta di indagine sulla mega-corporazione giapponese Arasaka, che lavora a un progetto segreto per riprogrammare le coscienze degli uomini, e dalla quale il giocatore proverà a liberarsene, con l’aiuto e l’interferenza di Jonny Silverhand (interpretato dall’attore Keanu Reeves), ex cyber-terrorista che appunto rappresenta l’alter ego del giocatore.

Sopra: Jonny Silverhand, alter ego del giocatore, interpretato da Keanu Reeves.

Sotto: Alcune immagini dalla giapponese Arasaka, e alcuni frame della missione principale

Ho trovato online molti forum in cui gli utenti condividono le loro fotografie virtuali, tantissimi appassionati e collezionisti di automobili, molti interessati a fotografare i momenti salienti della storia, alcuni invece più propensi al ritratto, specie quello femminile. Io ho cercato di mixare in maniera equa un pò tutti questi generi, di cui vi propongo una selezione, tra paesaggi urbani, ritratti e azione nei momenti salienti. Ho trovato davvero divertente questa possibilità e non escludo di tornare a farne altre di foto virtuali (magari con altri videogiochi), e come sempre rimango curioso verso il mondo e verso le nuove tecnologie.

Le possibilità che potrebbe offrire questa esperienza nei prossimi anni è eccitante e la fotografia nei videogiochi potrebbe diventare una vera e propria disciplina autonoma.

Con la pressione di un tasto possiamo fermare il mondo per muoverci liberamente all'interno di esso, come se fossimo noi stessi una macchina fotografica che cerca ogni dettaglio, ogni istante, da qualunque posizione.

Come ogni nuova forma d’espressione, è difficile che la fotografia virtuale possa essere riconosciuta a livello professionale o artistico in breve tempo. Per ora la questione viene vista fondamentalmente come un passatempo nel passatempo, per spezzare il ritmo tra un obiettivo di gioco e l’altro. Ma forse è arrivato anche il tempo di staccarci da questa ossessione dell’essere umano di ricercare l’arte in ogni cosa che fa. Il bisogno di legittimazione è spesso deleterio e nocivo per le forme espressive. Provoca vere e proprie limitazioni del linguaggio laddove nessuno, tranne noi stessi, pone un limite.

Rispetto al mondo reale, il fotografo virtuale può diventare un fotoreporter dell'impossibile, perduto in un mondo di materia potenzialmente infinita, plasmabile a proprio piacimento in cui il solo limite è la propria creatività.

una scena conclusiva del gioco

una scena conclusiva del gioco

l’ultima sequenza di uno dei possibili finali

la schermata iniziale del gioco